Sarà in questi tre splendidi luoghi della Lucania arcaica l’omaggio alla pittura di DOMENICO CONFORTE, il “Pittore tra due lune”, nei suoi quadri convivono infatti l’essenza della Toscana - la terra dove ha scelto di vivere e lavorare - e quella della Lucania, la terra delle origini, della sua infanzia e adolescenza, dove Domenico è stato contadino e pastore, accanto all’amato nonno, prima di cominciare il cammino dell’espressività, andando a frequentare l’Istituto d’Arte a Salerno e poi l’Accademia di Firenze, dove è stato allievo di Afro, Vinicio Berti, Domenico Viggiano (anche lui di origine lucana). In realtà per Domenico Conforte, nato e cresciuto fra Ruoti e Bella, e residente da anni a San Miniato (Pisa), quelle due lune forse non esistono, sono un solo astro, nel cielo che rimane lo stesso, a far sognare i popoli di tutto il pianeta. L’omaggio che gli fa la sua terra di Lucania è ora particolarmente gradito, ha il senso di un riconoscimento, dopo le importanti mostre degli ultimi anni, realizzate in varie parti d’Italia, dallo splendido palazzo Grifoni a San Miniato fino all’Expo di Milano, poi Assisi, Gubbio, Gualdo Tadino. Ancora a Ruoti, il suo paese, dove ha realizzato l’antologica “Radici e germogli” e altri luoghi importanti, tra cui non si può non ricordare il Museo Archeologico di Potenza, ma anche il Teatro Il Momento di Empoli (Firenze). Tutte mostre curate da importanti critici d’arte, tra i quali Giammarco Puntelli, che lo ha inserito in prestigiose pubblicazioni e cataloghi d’arte. “L’opera di Conforte… – scrive tra l’altro Puntelli - urla alle coscienze la visione di Eden possibile, di una pace reale e di un amore concreto che circondi… il procedere dei nostri giorni”. Dai suoi inizi ad oggi c’è una vita di mezzo, un’arte che si è profondamente evoluta, ha incontrato altri colori e contenuti; ma è anche restata la stessa, mantenendo l’interesse costante per la natura, anche quando negli ultimi anni ha voluto incontrarsi-scontrarsi con l’universo mitico della Grecia antica, forse meglio della Magna Grecia, che ha toccato appunto le sue terre, evocando divinità vicine al mondo delle piante e delle cose.
Quasi che la pittura di Conforte risponda ad una sorta di richiamo panteista, dove l’arte ed il pittore assomigliano ai ritmi lenti ed evocativi della vita agreste e della pastorizia. Il canto che si ascolta appunto nei suoi quadri più recenti è di grande delicatezza, si svolge sui toni cromatici dell’azzurro, dei verdi, dei gialli del grano e solo raramente del rosso delle ferite e del dramma. Sono quadri pieni di luce, di energia, di un uomo appagato, di un dio Pan che vive in simbiosi con la natura, che ne conosce grandezza e limiti, eros e thanatos, amore e morte, come nelle storie più belle. Appuntamento dunque in Lucania, nel prossimo agosto, e poi nei mesi successivi in altre regioni d’Italia e anche all’estero. Andrea Mancini, 2019

 Sono stato ospite del maestro Domenico Conforte nel suo studio, situato al centro di un bellissimo giardino, che lo stesso maestro ha creato con le sue mani negli anni, sulle dolci colline toscane di San Miniato…. E' stata per me una grande emozione, anche se conosco il maestro da sempre e sono legato a lui da fraterna amicizia, nata e consolidata da un comune lavoro nella scuola, dove il prof. Conforte esercitava, con eccezionale abilità creativa, l'arte socratica della "maieutica". Sono trascorsi molti anni, ma è sempre un’emozione nuova e profonda incontrare l'amico Domenico; parlare con lui di arte e contemplare i suoi lavori suscita in me riflessioni e stimoli a vedere oltre la futilità delle apparenze e percepire la luce e quella vita perenne che è nascosta nel mistero della natura.

 

“Oculos habent et non vident” (salmo 115). “Hanno occhi e non vedono”. Il maestro Conforte con la sua produzione artistica sembra assolvere ad una sua particolare missione: invitare, accompagnare l'uomo, che vive in una contemporaneità superficiale, alla visione di una realtà transfenomenica, dove è " vita alla stato nascente", e che ha luce perenne. Non posso che far riferimento al pensiero di Giovanni (V. secondo Giovanni cap.1): " In principio era il Logos (Verbum)". La Luce che splende oltre le ombre...e dove la vita si contempla nella sua essenza perenne. Il maestro invita a questa contemplazione, direi a questo "sacrum convivium”, dove è gioia e benessere profondo perché è salvezza dal naufragio dell`esistere.

 

Gli occhi del maestro Conforte vedono oltre le apparenze immediate e penetrano nelle profondità dell'essere. Si potrebbe dire che la sua è visione panteistica del mondo: il maestro con la sua arte ci guida alla contemplazione di quella perenne e profonda vita Divina che è nella natura, con l'armonia delle linee, del colore e della luce.

 

L’unicità del suo messaggio, nell'ambito della varietà e molteplicità del linguaggio artistico contemporaneo, si rivela da una sensazione di dolce e profonda serenità che si produce in noi quando nel silenzio contempliamo le sue opere: è come se l'animo avesse ristoro in un "banchetto" (sacrum convivium) dove si viene a gustare l'armonia della "Vita allo stato nascente", perché nella "natura" abita una luce " Universale e Divina". Mario Sladojevich, 2018

"In questa simbolica opera dell’Abbraccio Conforte ripercorre il binomio Uomo e Natura inteso come Creato e Natura: un incontro amorevole che vede la piena fusione di due sfere semantiche molto diverse e distanti tra loro, che già nella filosofia del passato hanno goduto della piena comunione di intenti (vedi Spinoza e il suo Deus sive Natura)” (M. Grilli in occasione della consegna del premio Miglior Artista 2016, Spazio Cerere a Roma)

                                                                                                                  Marco Grilli

(...) L' Uomo e la Natura di Domenico Conforte conferma l'istanza massoniana integrata in un iconismo simbolico di natura trascendente dove il contenuto e la forma si fondono in una dimensione spirituale più letteraria che storica comunque destinata a cavalcare l'onda del tempo, imperitura dell'immaginario collettivo.” (tratto da: G. Sillato e G. Puntelli, L'Arte e il Tempo, 2015, Editoriale Giorgio Mondadori)

                                                                                                                   Giulia Sillato

(...) lavorare con una sensibilità che permette alle proprie visioni di avere una cittadinanza artistica è caratteristica di Conforte (...) trae dalla sua passione, e dal religioso rispetto per la natura, quei temi che rappresentano lo spirito e la vita in una figurazione filosofica unica. Lo spirito della parte vegetale rivive, cambia, e si trasforma in una antropomorfa presenza. Già professore, e a sua volta allievo di coloro che nel novecento portarono contributi importanti all'interno dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, Conforte recupera lo spinoziano Deus sive Natura e lo porta all'attenzione di un'Esposizione Universale che guarda alla terra come risorsa e come madre, esibendo un'opera che ricorda la francescana presenza nel Creato (...) ” (tratto da: G. Sillato e G. Puntelli, L'Arte e il Tempo, 2015, Editoriale Giorgio Mondadori)

                                                                                                          Giammarco Puntelli

(...) Il Primo Violino di Domenico Conforte risponde in modo aderente e quasi scolastico alle istanze di Masson : la figura violentata esprime la compiacenza del suo autore per ogni sorta di bizzarria formale al fine trasferisce la musicalità dello strumento solo ed esclusivamente nei capricciosi ritmi lineari e cromatici.” (tratto da: G. Sillato e G. Puntelli, L'Arte e il Tempo, 2015, Editoriale Giorgio Mondadori)

                                                                                                                   Giulia Sillato

(...) trae dalla sua passione dal religioso rispetto per la natura quei temi che rappresentano lo spirito e la vita in una figurazione filosofica unica. I suoi colori nascono dal ritratto di un paesaggio, di cui si vuole mettere in primo piano la vita e la forza generatrice, creando, con forza del segno e del colore, un mondo parallelo. (...)” (tratto da: G. Sillato e G. Puntelli, L'Arte e il Tempo, 2015, Editoriale Giorgio Mondadori)

                                                                                                          Giammarco Puntelli

(...) la natura vista nell'essenza della vita. (...)”

                                                                                                          Giammarco Puntelli

(...) la carattristica che ho amato da subito in Domenico Conforte è la capacità di dare rappresentazioni ad alcune visioni filosofiche di Baruch Spinoza, di creare nella natura quel qualcosa di magico, di sacro, di vivo, che noi tutti non dovremmo mai dimenticare; quindi la capacità di far incomtrare la vita vera, l’essenza della vita della natura. (...)”

                                                                                                          Giammarco Puntelli

“ (...) la sua pittura (di Domenico Conforte) è pregna di significati, è densa di humus, fa proseguire il ciclo dell’ esistenza. Un uomo misterioso, magico, che ha tenuto nascosto il suo fare, ha dipinto in silenzio, nascosto nella sua casa, mostrando soltanto la sua grande capacità didattica, quella che gli ha permesso di trasmettere a centinaia, forse migliaia di ragazzi, l’ amore dell’ arte. (...) ”
                                                                                                               Andrea Mancini

"Io lo conosco
questo fruscìo di canneti
sui declivi aridi
contesi dalla frana
e queste rocce magre
dove i venti e le nebbie
danno convegno ai silenzi
che gravano a sera
sul passo stanco dei muli.

E’ poca l’acqua che scorre
e le vallate son secche
spaccate, d’argilla.

Di qui le mandrie migrano
con l’autunno avanzato"
[...]

Da noi il mondo è lontano,
ma c’è un odore di terra e di gaggìa
e il pane ha il sapore del grano".                             
Estratto da Lucania di Mario Trufelli.

 

                                                          

E' questa la Lucania, terra di boschi e lupi e racconti antichi.

E' il luogo dell'infanzia per ogni abitante partito, madre-matrigna da cui si fugge e a cui si torna e ancora si fugge.

Lì l'odore della natura è potente come il rosso dei papaveri tra il frumento di Giugno e abbaglianti sono le cime bianche nelle lucide giornate di sole.

Domenico ha interiorizzato queste immagini fin da ragazzo ed è partito con esse alla ricerca di una crescita personale.

Gli archetipi di questa natura forte, a tratti violenta, dalle linee decise ed asciutte,  a contatto con la morbidezza verde della campagna toscana, si sono declinati in cromie dallo sfumato delicatamente espressivo.

Di questa natura, nei dipinti di Domenico, non troviamo alcuna traccia descrittiva, né alberi, né foglie né terra ma certo le sue morfologie cromatiche che si erigono a simbolo. Esse esplodono in genesi e significati di vita.

La natura interiorizzata si fa materialmente presente e viva nel legno delle tavole scelto a supporto delle sue  immagini.

Dalla stesse radici, dagli stessi archetipi, con gratitudine


                                                                                                               Luciana Dottore